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Titolo:
Mi innamoravo di tutto: Storia di un dissidente
Autore: Stefano Zorba
Casa Editrice: Edizioni Alternative
Genere: Narrativa
Prezzo: Euro 4,99
Rating: 7
Sinossi: Un sotterraneo anonimo. Un pavimento in calcestruzzo, polvere, pilastri nudi e vecchi. E sangue.
Un imprecisato servizio segreto italiano ha un prigioniero, un dissidente che si chiama Coda di Lupo. E vuole farlo parlare, con ogni mezzo necessario.
E Coda di Lupo parla, si racconta, scandendo la sua vita sulle note dell’omonima canzone di Fabrizio De André, dall’infanzia e il G8 di Genova fino agli ultimi, disperati anni di resistenza in Val Susa.
Un romanzo che parla di lotta, di resistenza, di Stato, di sofferenza, di morte. E della gioia di lottare, nonostante tutti i sacrifici che questo comporta.
Recensione: Un uomo giace raggomitolato su un pavimento, alla mercé di aguzzini
che lo picchiano selvaggiamente. Inizia per lui un lungo calvario di
sopraffazione, di violenza, sempre più atroce, e ancora e ancora,
perché parli e riveli i nomi degli altri. E’ un terrorista, un
no-TAV, e fra una tortura e l’altra, raccontate con minuzia di
particolari, ripensa alla propria vita.
Struggente e quasi lirico il passaggio dalla giovinezza felice alla
rabbia distruttrice: il ragazzo che si innamorava di tutto, subisce
una repentina trasformazione in cui tutto l’amore diventa rabbia,
grande, immensa, distruttrice. Tanto grande era l’amore, e tanto
feroce l’odio e la rabbia, quando realizzerà che il suo futuro è
scippato, “fottuto”. La parte iniziale, molto credibile e ben
scritta, ricorda i fatti, purtroppo realmente accaduti e documentati,
delle torture subite dagli arrestati nella caserma di Bolzaneto, a
Genova, durante il G8 del 2001. Qui l’empatia è tutta per il
protagonista, Coda di lupo il suo nome di battaglia. Pian piano il
contesto cambia; Coda di lupo è in acque molto peggiori, non ci sarà
più libertà per lui, sa che lo tortureranno a morte, e che prima o
poi parlerà. La narrazione diventa meno credibile, l’empatia del
lettore si allontana, non tanto per la vicenda raccontata, terribile,
quanto per le motivazioni, o la mancanza di motivazioni, del
protagonista, che man mano ricorda la sua vita: la partecipazione
alle proteste del G8, a Genova, poi la vita borghese (con tanto di
moglie aspirante modella in abitino griffato Valentino e prime alla
Scala), lo schifo per la sua nuova vita borghese, l’incontro con i
no-TAV e la sua adesione alla causa. Le ragioni del disagio emergono
qua e là, marginali, superficiali, un po' trite (la globalizzazione,
i grandi del mondo, bulimici e sfruttatori, i Cattivi Americani di
Ustica e del Cermis, e chi più ne ha più ne metta). Ma non c’è
passione in queste motivazioni che appaiono sempre sullo sfondo, un
po' sbiadite, mentre la passione c’è, e tutta quanta, al calor
bianco, nella lotta in sé, ed è in questo che l’autore dà il
meglio di sé.
Insomma, dopo un inizio sfolgorante, il racconto non convince.
Avrebbe potuto raccontarci per davvero e con passione le battaglie
dei no-Tav, convincerci che esiste veramente quel muro di silenzio
che nemmeno il WEB coi suoi molti occhi riesce a sfondare, che nulla
è come sembra ma come vogliono che sembri, ma nel complesso le
affermazioni di Coda di Lupo non convincono. Tutta la seconda parte
della narrazione punta, forse intenzionalmente, al vuoto, vuoto di
idee, vuoto di motivazioni, vuoto di pensiero. Peccato, perché
l’autore sa scrivere e sa scrivere bene. Preferiamo quando ci
appassiona, non quando ci lascia nel vuoto...
Voto 7.
EMMA
Prezzo: Euro 4,99
Rating: 7
Sinossi: Un sotterraneo anonimo. Un pavimento in calcestruzzo, polvere, pilastri nudi e vecchi. E sangue.
Un imprecisato servizio segreto italiano ha un prigioniero, un dissidente che si chiama Coda di Lupo. E vuole farlo parlare, con ogni mezzo necessario.
E Coda di Lupo parla, si racconta, scandendo la sua vita sulle note dell’omonima canzone di Fabrizio De André, dall’infanzia e il G8 di Genova fino agli ultimi, disperati anni di resistenza in Val Susa.
Un romanzo che parla di lotta, di resistenza, di Stato, di sofferenza, di morte. E della gioia di lottare, nonostante tutti i sacrifici che questo comporta.
Recensione: Un uomo giace raggomitolato su un pavimento, alla mercé di aguzzini
che lo picchiano selvaggiamente. Inizia per lui un lungo calvario di
sopraffazione, di violenza, sempre più atroce, e ancora e ancora,
perché parli e riveli i nomi degli altri. E’ un terrorista, un
no-TAV, e fra una tortura e l’altra, raccontate con minuzia di
particolari, ripensa alla propria vita.
Struggente e quasi lirico il passaggio dalla giovinezza felice alla
rabbia distruttrice: il ragazzo che si innamorava di tutto, subisce
una repentina trasformazione in cui tutto l’amore diventa rabbia,
grande, immensa, distruttrice. Tanto grande era l’amore, e tanto
feroce l’odio e la rabbia, quando realizzerà che il suo futuro è
scippato, “fottuto”. La parte iniziale, molto credibile e ben
scritta, ricorda i fatti, purtroppo realmente accaduti e documentati,
delle torture subite dagli arrestati nella caserma di Bolzaneto, a
Genova, durante il G8 del 2001. Qui l’empatia è tutta per il
protagonista, Coda di lupo il suo nome di battaglia. Pian piano il
contesto cambia; Coda di lupo è in acque molto peggiori, non ci sarà
più libertà per lui, sa che lo tortureranno a morte, e che prima o
poi parlerà. La narrazione diventa meno credibile, l’empatia del
lettore si allontana, non tanto per la vicenda raccontata, terribile,
quanto per le motivazioni, o la mancanza di motivazioni, del
protagonista, che man mano ricorda la sua vita: la partecipazione
alle proteste del G8, a Genova, poi la vita borghese (con tanto di
moglie aspirante modella in abitino griffato Valentino e prime alla
Scala), lo schifo per la sua nuova vita borghese, l’incontro con i
no-TAV e la sua adesione alla causa. Le ragioni del disagio emergono
qua e là, marginali, superficiali, un po' trite (la globalizzazione,
i grandi del mondo, bulimici e sfruttatori, i Cattivi Americani di
Ustica e del Cermis, e chi più ne ha più ne metta). Ma non c’è
passione in queste motivazioni che appaiono sempre sullo sfondo, un
po' sbiadite, mentre la passione c’è, e tutta quanta, al calor
bianco, nella lotta in sé, ed è in questo che l’autore dà il
meglio di sé.
Insomma, dopo un inizio sfolgorante, il racconto non convince.
Avrebbe potuto raccontarci per davvero e con passione le battaglie
dei no-Tav, convincerci che esiste veramente quel muro di silenzio
che nemmeno il WEB coi suoi molti occhi riesce a sfondare, che nulla
è come sembra ma come vogliono che sembri, ma nel complesso le
affermazioni di Coda di Lupo non convincono. Tutta la seconda parte
della narrazione punta, forse intenzionalmente, al vuoto, vuoto di
idee, vuoto di motivazioni, vuoto di pensiero. Peccato, perché
l’autore sa scrivere e sa scrivere bene. Preferiamo quando ci
appassiona, non quando ci lascia nel vuoto...
Voto 7.
EMMA
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