Gran parte del materiale di
questo articolo - esempi esclusi - è tratto e/o riadattato dal manuale “Writing
Tools” dell’insegnante di scrittura Roy Peter Clark, che ringrazio
immensamente!
Lo scoppio rovinò completamente
la torre. Thorvald ne ricavò un dito interamente tagliato, sotto gli
occhi della povera Gwenda che osservava furtivamente dai cespugli.
Bruttino, vero?
Ok, l’esempio è un po’ esagerato, ma evidenzia quanto gli avverbi possano
risultare inutili e appesantire la prosa. Se usati al meglio, riescono al
massimo a rafforzare un verbo o un aggettivo. Spesso non fanno che ribadirne il
significato, senza aggiungere nulla di nuovo.
Proviamo a ripulire l’esempio:
Lo scoppio rovinò la torre. Thorvald ne
ricavò un dito tagliato, sotto gli occhi della povera Gwenda che osservava dai
cespugli.
Maledizione: il testo scorre fluido, ma abbiamo perso delle informazioni!
Riproviamo, utilizzando verbi più efficaci:
Lo scoppio rase al suolo la torre.
Thorvald ne ricavò un dito troncato, sotto gli occhi della povera Gwenda
che spiava dai cespugli.
Meglio! Le frasi sono più corte e vanno dritte al punto, senza fiaccare il
lettore e senza tralasciare informazioni. Sostituire verbo + avverbio con un
verbo più adeguato è sempre un’ottima pratica:
Scese rapidamente al piano terra.
-> Corse al piano terra.
“Vattene!” disse ad alta voce.
-> “Vattene!” esclamò.
Gwenda guardò di nascosto dal
buco della serratura. -> Gwenda origliò dal buco della serratura.
(-> Gwenda origliò dalla toppa. :))
Esistono avverbi buoni, oltre a quelli cattivi? In un certo senso, sì.
Per capire la differenza, considera queste frasi: “Gwenda sorrise
allegramente” e “Gwenda sorrise tristemente”. Quale delle due funziona meglio?
La prima neanche tanto, perché il verbo “sorrise” già racchiude in sé il
significato di “allegramente”. “Tristemente” invece ribalta il senso del verbo,
dando vita a un effetto interessante (anche se stra-utilizzato, nel caso
specifico dell’esempio :)).
“Killing me softly”? Ottimo!
“Killing me fiercely”? Buuuuuuu!!
Attenzione infine all’uso eccessivo di avverbi durante i dialoghi, nelle
attribuzioni ai personaggi:
“Cosa credi di fare?” domandò
Thorvald aggressivamente.
“Non è quello che pensi!”
rispose Gwenda timidamente.
Anche qui l’uso di verbi più efficaci può risolvere il problema:
“Cosa credi di fare?” sbraitò/ruggì/grugnì
Thorvald.
“Non è quello che pensi!”
mormorò/sussurrò/bisbigliò Gwenda.
E adesso, imprescindibilmentevolmente, gli esercizi:
- Va’ a caccia di avverbi nei tuoi testi e prova a cancellarli: come suonano le frasi, più forti o più deboli?
- Cerca quegli avverbi che modificano il significato del verbo invece di replicarlo. Stai utilizzando bene questa risorsa?
- Cerca le combinazioni verbo + avverbio e tenta un verbo più adatto. Verifica se la frase scorre meglio.
- Ultimo ma non ultimo: insegna all’autore di questo articolo come evitare l’uso epidemico di “finalmente” e “improvvisamente”! Te ne sarà eternamente grato... (ehm, l’avverbio mi è scappato, giuro!)
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