Gran parte del materiale di
questo articolo - esempi esclusi - è tratto e/o riadattato dal manuale “Writing
Tools” dell’insegnante di scrittura Roy Peter Clark, che ringrazio
immensamente!
Quando facciamo appello ai sensi per esprimere un dettaglio del carattere
di un personaggio o di un ambiente, creiamo un’esperienza viva e carica di
significato per il lettore, che rende inutili ulteriori spiegazioni. Vedo,
sento, capisco.
La casupola era spoglia, a parte il
tavolo. Robert passò un dito sulla superficie ruvida, scavando un solco nella
polvere degli anni. La sua mano sfiorò un bicchiere vuoto, segnato da
un’impronta sbiadita di rossetto, per poi posarsi sulla foto. Sorrisi vecchi e
ingialliti, che odoravano di fiori secchi.
Meglio passare al lettore i dettagli così come li vediamo
con gli occhi dell’immaginazione – o come ce li ricordiamo dall’esperienza
reale, frutto della nostra curiosità – piuttosto che ricorrere a un riassunto
esplicativo:
Nella casupola regnava un’atmosfera di
abbandono, carica di ricordi sbiaditi.
Può funzionare a seconda dei gusti, ma se prendiamo
troppe scorciatoie finiamo per privare il lettore della parte più piacevole del
viaggio!
Noi scrittori inesperti spesso farciamo il testo di
immagini generiche e ripetitive, che non dicono molto: l’uomo che fuma una
sigaretta, la donna che si mastica le unghie... Se il primo avesse un cancro ai
polmoni e la seconda fosse anoressica, le immagini avrebbero un significato
molto più interessante, no? Dettagli dotati di uno scopo, non gettati lì per
riempire spazio.
Ai reporter si raccomanda di non tornare in ufficio senza
prima aver scoperto “il nome del cane”, ossia quel particolare in apparenza
secondario che da solo ha il potere di illuminare l’intera storia.
Un altro giorno era passato. Di Mary
Beth nessuna traccia.
- Tornerà - disse McKenzie, prima di
volgere le spalle al buio.
Rientrai dietro di lui, a capo chino. Gli
altri tornarono in silenzio alle proprie case.
Sulla veranda rimase la candela
accesa.
Lo scrittore usa dettagli significativi non solo per
informare, ma anche per persuadere. Ci fa vedere e sentire, e in questo modo accresce
la nostra empatia.
Il fetore di sangue e morte era insostenibile.
Mi feci strada tra i cadaveri con una manica premuta sul naso, gli occhi offuscati
dalle lacrime e dal fumo. Una bambola mezza distrutta, ancora stretta
tra cinque dita bruciate fino all’osso, sorrideva come se nulla fosse con le
sue labbra fasulle. Io non avrei sorriso prima del giorno della vendetta.
I dettagli che più lasciano il segno sono quelli che non
si limitano alla vista. Il bravo scrittore offre colori per i nostri occhi,
suoni per le nostre orecchie, odori per il nostro naso, sensazioni per la
nostra pelle, sapori per la nostra lingua...
Alla prima cucchiaiata, Nori sentì il
collo avvampare sino al mento. La zuppa sapeva di carbone ardente, con un tocco
di pimenta malagueta. Un buffo odore di carne arrosto gli fece arricciare il
naso. La sentiva sfrigolare vicino a sé, ma dove? Abbassò lo sguardo, strabuzzò
gli occhi e piantò un urlo disumano.
Aaargh, ho bisogno di più esercizio! A proposito:
- Conoscevo un tizio con un cane chiamato Actarus - non scherzo. E tu? Chiedi ad amici e parenti come si chiamano i loro animaletti. Quali nomi rivelano maggiormente la personalità del padrone?
- Leggi un giornale alla ricerca di passaggi che stimolino i sensi. Fa’ lo stesso con un romanzo.
- Fare appello al senso della vista è il minimo indispensabile. Prova invece a scrivere un passaggio che tiri in ballo anche l’udito, l’odorato, il tatto e il gusto.
Image courtesy of digitalart / FreeDigitalPhotos.net
0 commenti:
Posta un commento