Titolo: A.B.E. Alternative Birth Experiment
Autore: Luca Franceschini
Editore: Delos Digital
Genere: racconto sci-fi
Prezzo: 1,99 Euro
Rating: 9,5/10
Sinossi: “Umani,
macchine, mostri, esseri viventi: abbiamo uno scopo? Quali sono i
confini della nostra esistenza? Quanto vale il nostro diritto a
esistere rispetto all'analogo diritto altrui?
Un
esperimento genetico fuori controllo. Un cacciatore che lo insegue.
Ma cosa stanno cercando esattamente, e a cosa li porterà lo scontro
finale? Sullo sfondo di un mondo futuro nel quale umani e macchine
subiscono uguale sorte quando non sono più utili, in cui chi viene
escluso dalla società vive di stenti e degrado tra gli antichi
quartieri fatiscenti, la battaglia fra A.B.E. 7 e l'agente Cain 49
porterà entrambi a porsi una domanda dalla quale non torneranno
indietro: che senso ha l'esistenza?”
Recensione: Questa
recensione mi ha fatto paura. No, non si sta parlando di un horror,
nè sono stato minacciato. Ho avuto paura perché mi sono trovato
davanti alla possibilità di poter dare il massimo voto ad un libro.
Per il modo in cui io recensisco, per come valuto, questa è
un'occasione molto rara. Il problema? Recensisco libri e non storie,
il che mi costringe a valutare anche il modo in cui il libro viene
proposto (copertina, impostazione dei capitoli, costo) ed il primo
impatto (la copertina) non mi aveva lasciato entusiasta (nè un'altra
questione che spiegherò piú in là), sopratutto perché stiamo
parlando di un libro pubblicato da una casa editrice. Iniziamo, però,
per gradi.
"Abe"
è uno sci-fy vecchio stile, nel senso che sfrutta la scusa
dell'evoluzione tecnologica per creare una storia dove è l'umanità,
e la sua essenza, a fare da fulcro per tutto. Di cosa parla, quindi?
Un esperimento di bio ingegneria scappa dal laboratorio e viene
mandato un "cacciatore" cyborg ad ucciderlo. Detto così
non suona interessante, ma non è la trama, di per sé, che rende il
libro interessante. L'intera vicenda è narrata in prima persona
presente, praticamente dal punto di vista del personaggio, e ad ogni
capitolo si passa dal mostro al cacciatore. In base a chi stiamo
seguendo ci viene presentato uno stile di scrittura diverso, come a
calco della personalità del personaggio. Lo stile dell'umano
cacciatore è freddo, tecnico, praticamente un rapporto di missione
puro e semplice, come a rappresentare la dominazione della robotica
sulla parte umana. A questo timbro si contrappone quello del mostro
che alterna un comportamento istintivo ad un pensiero filosofico
improntato sul cercare un senso alla sua esistenza , una identità,
in quel mondo per lui quasi sconosciuto. Questa continua alternanza,
insieme a capitoli brevi, danno alla storia un buon ritmo e rendono
la descrizione degli ambienti e degli eventi ben chiari.
Passando
all'ambientazione, si parla di una città futuristica credibile, iper
industrializzata, dove l'innovazione sembra essere l'unica cosa che
conti. Le descrizioni non sono particolamente estese ma quei pochi
dettagli forniscono un quadro interessante di background storico e
sociale, formando un contesto ben delineato alla vicenda. Ci si muove
quasi solamente per le zone più degradate della città, come a voler
puntare un faro sugli effetti di determinate scelte nell’approccio
al far industria, alla mentalità dell’usa e getta. Il mondo che ci
viene accennato è un mondo che sembra perfetto fino a quando non si
guarda nei quartieri/discarica abbandonati a sè stessi ed in balia
degli ultimi della società.
I
personaggi sono avatar di concetti etico/filosofici ben definiti.
Sono strutturati sulla base di un contrasto tra l’interiore e
l’esteriore (uomo/robot, mostro/umano) che, a tutti gli effetti,
può essere letto come la condizione umana nella sua evoluzione. Il
mostro (Abe) rappresenta l’istinto primordiale, i bisogni primari,
che combatte, e si alterna, con le sovrastrutture umane quali la
ricerca di un significato alla propria esistenza, un luogo a cui
appartenere, il bisogno di legami (ecc…). Il cacciatore (Cain),
invece, rappresenta l’umanità civilizzata, fagocitata
dall’intrusione, nel proprio essere, della tecnologia che, a conti
fatti, lo domina.
Analizzando
la storia, la trama pura e semplice, non ci troviamo davanti a nulla
di particolarmente innovativo o mai visto riassumibile in:
esperimento genetico fallito scappa, cacciatore (pagato dall’azienda
che ha prodotto il mostro) lo cerca per ucciderlo. La questione,
però, è che la trama non è al centro dell’attenzione, ma lo sono
tutti gli elementi con cui si accompagna, i dettagli, il modo in cui
viene gestita la narrazione, gli elementi ambientali, che, se messi
insieme, creano un puzzle assolutamente fantastico.
Passiamo,
ora, ai punti dolenti.
Bisogna
mettere in chiaro che stiamo parlando di una storia di breve/media
lunghezza. È, a tutti gli effetti, un racconto di 32 pagine che è
stato messo in vendita allo stesso costo di ebook decisamente più
corposi (anche se, magari, non così complessi nella stratificazione
dei significati).
Non
è dalla sua parte neanche la presentazione grafica. La “Delos
Digital” ha fatto, a mio parere, un lavoro pessimo con la
copertina. La prima impressione è quella di trovarsi di fronte (nei
migliori casi) ad un qualche tipo di manuale, più che ad un libro di
narrativa. Non c’è un elemento grafico che dia una reale idea del
contenuto. Si intravede una strada sfocata, quello che dovrebbe
essere un radar spaziale e, in primo piano, un vecchio bambolotto
inquietante. Cose a caso, praticamente.
Riassumendo,
il libro vale? Si, tanto. È decisamente breve, ma ogni pagina in più
sarebbe stata brodo allungato. L’unico modo che mi viene in mente
per riequilibrare la bilancia costo/lunghezza è quella di pubblicare
il libro come raccolta di storie brevi. La qualità dell’opera è
tale che, tenendo bene presente la sua brevità al momento
dell’acquisto (e viene specificata e messa in evidenza prima della
sinossi, quindi non c’è modo di non saperlo), si può
soprassedere. Stiamo comunque parlando di 2 euro, non stiamo
acquistando un cartaceo da 10. Se poi siete abbonati a cose come
“kindle unlimited” (che è circa come Netflix per i libri),
dovete leggerlo. Per la grafica… chiudete gli occhi prima di
avviarlo ed andrà tutto bene.
Passiamo
al voto. Come ho detto all’inizio, la storia merita un 10 pieno ed
una sentita stretta di mano all’autore. Io, però, recensisco libri
e nei libri sono compresi anche quegli elementi di contorno che
fuoriescono dal lavoro diretto di chi lo scrive. Non me la sento,
però, di penalizzarlo troppo togliendo un punto intero, quindi
9 ½ /10.