Titolo: Il
Burattinaio
Autore: Francesco
Barbi
Genere: low fantasy
Pagine: 525
Editore: Baldini &
Castoldi
Rating: 6/10
Link acquisto (3,99€
ebook)
C'è
un problema che affligge la maggior parte delle saghe fantasy: la
maledizione del secondo libro. Per svariati motivi il sequel non è
mai all'altezza del primo romanzo. Esistono delle eccezioni, pochissime, specialmente per gli autori affermati. Purtroppo “Il
Burattinaio” di Barbi cade nella stessa trappola di molti suoi
illustri colleghi, ed è un peccato, perchè L'Acchiapparatti era un libro magnifico.
Al
contrario di come faccio di solito, non vi posto la trama, perchè è
zeppa di spoiler. Invito gli utenti a non leggerla nemmeno su Amazon
se non si vogliono guastare parte degli eventi, alcuni molto
importanti come il finale de “L'acchiapparatti”. Le vicende
infatti vengono messe in moto dal finale del primo libro e si
svolgono 4 anni dopo la storia del Boia di Giloc.
Molti
personaggi riappaiono, alcuni con ruoli più importanti, ad
esempio Gamara, altri passano in secondo piano. Zaccaria su tutti è
lasciato in disparte, pur avendo un ruolo chiave nella vicenda.
Il
problema con “Il Burattinaio” è che Barbi non ha continuato ad
usare gli stessi punti vincenti del primo libro. Tutto il romanzo è
scritto in funzione della trama, con la diretta conseguenza della
perdita della caratterizzazione dei personaggi e del mondo
circostante. Specialmente nella prima metà del libro mi sono stupito
di questa scelta dell'autore, che potremmo definire più
“commerciale”. Forse riuscirà a raggiungere un maggior numero di
lettori, ma la trovo una scelta pericolosa se va a scapito dei
pilastri su cui ha fondato la sua fama.
Il
romanzo entra nel vivo nella seconda metà, riuscendo a farsi in
parte perdonare questo discutibile cambio di rotta. Resta il
rammarico nel sapere come sarebbe uscito questo scritto con gli
elementi cardine del primo libro e la trama del secondo.
Le
basi di partenza erano eccellenti: vecchi personaggi, un nuovo Regno
da esplorare, nuove credenze religiose, nemici diversi e
potenzialmente fantastici, le rivolte.
Oltre
alla repentina caduta qualitativa dei personaggi, anche la scrittura
peggiora rispetto al primo libro. Particolarmente fastidiosi sono i
vaneggiamenti del gigante ritardato, espressi in una specie di
dialetto italiano meridionale. Anche il resto dei dialoghi, quando
l'autore esce dai canoni dell'italiano standard per caratterizzare
meglio i personaggi, sembrano artificiali e totalmente fuori contesto.
Causa
velocità della storia non abbiamo più quelle descrizioni acute e
fantastiche viste nel primo romanzo, in cui Barbi riusciva a far
risultare interessanti anche le normali vicende di un'ordinaria
famiglia di contadini. Immaginate come sarebbe stata descritta la
Cittadella degli Arconti di Olm con lo stile di scrittura del
prequel...
E
pensare che gli bastava veramente poco per fare il salto di qualità
e raggiungere senza troppi problemi anche autori di fama
internazionale.
Quello che veramente mi ha lasciato basito è la caratterizzazione dei personaggi. Il punto
forte dell'Acchiapparatti, le fondamenta su cui poggiava tutto lo
scritto. Dopo aver visto personaggi del calibro di Zaccaria e Gheshik
mi sarei aspettato molto di più in questo sequel. Invece l'unico
trattato con un certo rispetto è Gamara, tutti gli altri, a partire
da Zaccaria, sono bellamente ignorati. Sembra quasi che Barbi abbia
pensato: ”Nel primo libro ho presentato i personaggi, adesso è
l'ora di confezionare una trama esemplare”.
Non è così che funziona. Proprio perchè i personaggi
erano così importanti doveva continuare ad usarli come motore delle
vicende, non come pupazzi (o burattini) mossi dalla trama. Ci sono
delle novità che si potevano rivelare eccezionali in questo secondo
libro, basti pensare ad Ar-Gular, Zaccaria con la multi-personalità,
l'Indice dei Guardiani dell'Equilibrio, il Comandante della Guardia
di Giloc, il capo dei Girovaghi e tonnellate di individui nella solo
città di Medara.
E' un peccato che non sia stato sfruttato tutto questo
potenziale, il testo avrebbe ricevuto un'iniezione di qualità non da poco.
L'unico punto su cui è migliorato il libro rispetto al
prequel è nella qualità della versione ebook. Rimangono ancora dei
paragrafi senza spazio e qualche errore grammaticale (tra cui uno
gravissimo verso la fine), ma nel complesso ora è decisamente
accettabile. Unito al prezzo non esorbitante di 4€, è la versione
che consiglio, visto che il cartaceo non è così diffuso e costa
caro.
“Il Burattinaio” è uno scritto solido, ma
si è persa la dose di pazzia e brillantezza del suo predecessore, a
favore di una trama piuttosto buona e sapientemente svelata. L'anima
dell'Acchiapparatti ne è uscita stravolta ed è un vero peccato.
Un'occasione persa per un grande autore di fantasy
italiano che poteva far sentire la sua voce nel mondo intero.
1 commenti:
sono molto molto curiosa di leggerlo! :)
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